Le scelte politiche da tempo in auge nel nostro Paese, con una violenta accelerazione nel tempo presente, hanno teso ad escludere, marginalizzare, segregare, ogni forma di “devianza” rispetto a norme di comportamento codificate come ortodosse. L’ostracismo nei confronti del malato mentale è dunque solo un aspetto, per molti versi il più grave perché colpisce persone fra le più deboli e indifese, della violazione dei diritti umani fondamentali che è diventato un segno peculiare della degenerazione in atto nei rapporti sociali. La contrazione della spesa pubblica verso tutto il sistema di protezione sociale ha tragicamente indebolito l’intero sistema assistenziale rendendo inerte il dispositivo costituzionale che impone alla Repubblica “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
La privatizzazione strisciante, la messa a mercato di quelli che dovrebbero essere diritti individuali indisponibili, fa sì che la sola domanda solvibile sia quella pagante: la società si spacca in due e la prescrizione dove la Carta stabilisce, all’articolo 38, che “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale” diventa carta straccia.
Per noi vale e si deve riaffermare con forza il principio fondamentale che difendendo i diritti dei più deboli si difendono i diritti di tutti.