C’è gelo in sala mentre Aurelio Mosca, direttore del Dipartimento ASSI – ASL Milano, riferisce i programmi in materia di consultori familiari lombardi. Mosca spiega come la Regione intenda “rinnovare la missione dei consultori” affinché “diventino veri centri della famiglia in grado di assicurare la presa in carico globale di tutte le problematiche che attengono le famiglie in senso lato” (cit. dgr. 937/2011, allegato 17).
Nella prospettiva della Regione Lombardia, i consultori dovranno diventare centri di supporto alle famiglie nell'”assolvimento dei propri compiti educativi sia di carattere sociale che socio-sanitario”. La proposta si fonda sull’analisi dell’invecchiamento della società e del lavoro di cura che sempre di più grava sulle famiglie in rapporto alle cosiddette “fragilità”: anziani, bambini, persone non autosufficienti. “Famiglie”, ovvero donne: anche se questa parola quasi non appare nei documenti.La Sala è la prestigiosa Alessi, una delle sedi che il Comune di Milano utilizza e rende disponibile per dibattiti e convegni. Qui si è svolta, l’11 maggio 2012, un’intera giornata dedicata a “consultorio e salute di genere”, organizzata dal Gruppo dei consultori privati laici della Lombardia come momento finale di un ciclo di incontri aperti alla cittadinanza, aperto a febbraio – e non a caso – con un dibattito su “salute e laicità”.Il gelo è quello della perplessità, se non della contrarietà, con cui le proposte illustrate dal dottor Mosca sono accolte dalle persone presenti, in larga maggioranza (ma non solo) operatrici e operatori dei servizi territoriali. Lui peraltro è un tecnico, come tiene a precisare, e il suo punto di riferimento non è neppure la legge 405, che istituiva i consultori familiari nel remoto 1975. Come tecnico, il suo punto di riferimento sono i LEA, i “livelli essenziali di assistenza”. Lo prendiamo come suggerimento metodologico: se vogliamo parlare di consultori studiamoci bene i Lea.
La fine dei consultori, in termini fortemente analoghi a quelli utilizzati dalla Regione Lombardia, è sancita anche nel Piano Nazionale per le famiglie… in un documento dal pomposo titolo “Alleanza per le famiglie”, qualcuno vede una contraddizione nel togliere uno dei pochissimi presidi territoriali ad accesso libero e gratuito aperto a tutte (proprio tutte, donne straniere incluse) le madri e famiglie?
E, come ovvio, accade in un silenzio tombale ….
Questo il link al Piano Nazionale per le famiglie
Fai clic per accedere a piano%20famiglia%20definitivo%207%20giugno%202012%20def.pdf
Grazie per la segnalazione!