Ottobre sta iniziando, la giornata è bella e il pomeriggio ha la baldanza di un sole quasi estivo. La domenica scorre tra studio e scrittura, senza fretta. L’assaporo con lentezza e piacere, ci sto dentro comoda come si sta in panni di velluto tagliati su misura. Sul piccolo balcone la rosa continua a buttare nuovi boccioli, la passiflora ad aprirsi in fiori stellati. La lucertola sfiora muri e foglie, due funghetti sono spuntati nella notte dentro al vaso della clematis, e il gelsomino allunga vibranti tentacoli al cielo.
Studio e scrivo, saltellando dalla storia alla filosofia cerco tracce, indizi, conferme. Trascrivo e dipano le vocei delle donne che ho intervistato per la mia ricerca: donne vergini di gravidanze. Cerco le storie nella storia e la storia nelle storie, ripercorro a ritroso e di traverso i cambiamenti che ci hanno portato fin qui, noi donne, a poter scegliere che vita fare, che cosa diventare. A poter cercare la nostra chiave, quella che unica apre la porta.
Oggi è domenica, ottobre sta iniziando, l’aria è ancora estiva e tutti siamo al tempo stesso grati e preoccupati per questo supplemento d’estate. Ci piace andare ancora in maglietta, ma temiamo per il surriscaldamento globale.
Sul grande abete che vive in questo rettangolo di città, conforto e guardiano di una manciata di case popolari, è l’ora del cicaleccio dei mille suoi abitanti pennuti.
Oggi è domenica due ottobre duemilaundici. Sofia è nata da poche ore e sbatte le ciglia nuove a questa luce che non ha mai visto se non dietro a una cortina di carne. Forse riconosce le voci che sentiva nell’ovatta del suo habitat uterino, il mondo fino a questa mattina. I capelli fini come vibrisse all’aria, percepisce l’odore pizzicoso di ospedale, quello dolce del seno, quello salato di un’ascella maschile. Suo padre la sta cullando e, conoscendolo, le avrà già fatto un mini dossier fotografico che troverò domattina nella mia mailbox. Sua madre è un po’ scucita ma sta bene ed ora si riposa, fiera e grata.
Ottobre è nato da poco, Sofia è nata. Sembra aver quasi dato il cambio allo zio di Brunella, che qualche giorno fa se n’è andato. Il testimone non si ferma, è la staffetta che abbiamo imparato a giocare nel cortile della scuola.
Questo è il presente. Qui, ora.
E’ Sofia che nasce, è sua madre che riposa, io che scrivo. Qualcuno si sta preparando a venire al mondo, qualcuno sta per andarsene. E’ una domenica comoda come un abito di velluto tagliato su misura. E’ questa pila di libri con foglietti segnaletici tra le pagine. E’ la parte mandata a memoria, che tra un anno avremo dimenticato, già dentro a un altro ruolo, storia, dimensione o stato della materia.